Page 6 - catalogo 2023
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Nn ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Aldo Di Castro, ma
grazie all’amico Rav Amedeo Spagnoletto sono entrato nel suo mondo in occasione di
una mostra dedicata alla festa ebraica di Chanukah che curai lo scorso anno al MEIS - Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Ricevetti dal direttore del
MEIS l’immagine di un quadro relativo a questa piacevole
festa realizzato dall’artista romano, che raffigurava i vari simboli di Chanukah. Fui subito affascinato dal suo stile, dalla poesia dei suoi quadri e dalle sue capacità pittoriche. Non esitai neanche per un momento a inserirlo nel mio progetto espositivo. In seguito conobbi
il figlio Silvio, che mi diede la possibilità di approfondire il lavoro di suo papà, un vero pittore, ebreo romano, legato profondamente alle sue radici religiose e alle bellezze della Capitale.
In una mia visita romana ho esaminato una molteplicità
di schizzi, stampe e quadri. Ho avuto la sensazione di conoscerlo da sempre, come se le sue opere facessero parte della mia memoria e della mia
storia personale.
Aldo Di Castro è stato un Vero e Grande Artista, di una generazione che ora non c’è più. Era un attento osservatore di tutto ciò che lo circondava. Le sue opere, sostanzialmente narrative, sono legate alla sua storia personale e ebraica,
alle bellezze di Roma, la sua amata città, con il suo tessuto sociale e popolare, nonché quello artistico. Il compito che si era sempre dato era quello di riaffermare i valori morali
e religiosi, concentrandosi sulla sfera umana. Quando sento parlare di Aldo da suo figlio Silvio mi sembra di essere dentro un suo quadro. Numerosi sono i soggetti
da lui raffigurati: da episodi rilevanti della storia ebraica, alla natura, dai ritratti ai paesaggi. La sua non è mai una pittura scontata e banale, ma carica di profondi significati spirituali e religiosi. Dipingeva con una delicatezza rara che appartiene a pochi, dipingeva quello che il cuore e la sua fantasia gli comandavano, ciò che risvegliavano la coscienza e la curiosità. Numerose sono le opere che descrivono i paesaggi e gli angoli di Roma, ma quelli di Di Castro hanno
un significato diverso, un
sapore antico intriso di cultura e saggezza, capaci di illustrare un mondo affascinante. Esiste un legame fortissimo tra la sua città e le sue radici, che lui descrive con l’onirico gesto pittorico, così cromatico e paesaggistico. Di Castro è rimasto fedele alla tradizione ebraica aniconica. Non si può dimenticare in questa sede l’abilità e l’eleganza con cui ha dipinto le vetrate che ornano il Tempio dei Giovani all’Isola Tiberina e l’Oratorio di via Balbo a Roma.
Per comprendere bene la sua opera bisogna tenere presente la storia della sua vita e il contesto storico sociale in cui ha vissuto. Sono proprio queste sue radici culturali che spiegano i motivi per cui il popolo ebraico è l‘unico ad aver mantenuto la sua individualità del mondo classico e di essere sopravvissuto alla Shoah.
Posso affermare con assoluta certezza che i suoi quadri, i
suoi delicati disegni, che spesso ricordano Chagall, sono anche libri di storia, di narrativa e di poesia.
Ermanno Tedeschi
















































































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